OPERE

IL PORTALE


(stampa a colori su tessuto)

Il corpo è una soglia. Il Portale è posizionato all’ingresso dello spazio. Rappresenta una figura sospesa tra pietra e luce, gravità e leggerezza. Il Portale si tocca, accarezza il corpo di chi lo oltrepassa, accedendo ad un primo contatto che annuncia la possibilità, dopo, di lasciarsi andare tra le coperte e i cuscini della CerImonia della deposizione.
Il Portale dispiega su una grande tenda la silhouette di una figura umana che apre un varco di luce, una messa in abisso della porta della chiesa. Un dettaglio dei marmo delle cappelle di San Severo ampliato è sovrapposto sulla figura. Il corpo si tiene in equilibrio tra gli elementi dell’installazione, diventa parte della coesistenza tra l’organico e l’inorganico, tra il permanente e l’effimero. Il vento che muove Il Portale, la luce che l’attraversa nell’arco della giornata, diventa parte dell’opera. Il tessuto è il manifesto di ciò che raccoglie, cuce, intreccia l’universo di CARE.

CERIMONIA DELLA DEPOSIZIONE

(azione, tessuti stampati e dispositivo relazionale)

Nelle cappelle, quattro corpi operano una cerimonia. Tra gesti e coperte, invitano il fruitore ad esperire una postura fuori dal tempo, lo shavasana (“posizione del cadavere”), dove il corpo attinge al ricordo di ciò che ha dimenticato.
Depongono il loro corpo a terra, i membri sostenuti da cucini e coperte, avvolti in tessuti stampati con dettagli dei marmi della chiesa stessa. Ogni tanto, invitano i visitatori a fare l’esperienza di questa cerimonia intima del non-agire. Arrivano verso il fruitore con delle domande scritte su fogli bianchi. Non parlano ma la loro presenza è franca e l’indicazione esplicita: “Vuoi provare CARE?”, “Vuoi rallentare?”, “Vuoi oltrepassare la soglia del visibile? Seguimi…” La relazione fa parte della cerimonia, è al centro del “care” e di CARE. “L’angel” non fa altro che venire dall’altro e organizzare le condizioni della sua inattività, è testimone e garante dell’importanza del suo non-agire. Questa è la cura di CARE.
Nell’azione di deposizione del corpo, non più spettatore il fruitore disteso e coperto esperisce l’opera dal di dentro mentre restituisce a chi osserva un altro aspetto: la relazione scultorea tra il suo corpo e quello del performer. Percepire ed essere percepito.

IL VAGABONDO

(azioni per un corpo e un materasso)

Un performer mette a nudo l’atto abituale e sacro del riposo.
Davanti l’altare si muove, giace, gioca e dispiega una sorta di letto. Si distende come in una stanza senza pareti. Deporre il proprio corpo in un luogo pubblico è una sospensione, un vagabondare. Un atto trasgressivo. Questa figura trasgredisce e diventa il nostro corpo ritrovato, la sua nuda verità. Infinita caduta, infinita vulnerabilità, misteriosa presenza. Nello spazio espositivo questo corpo ci accoglie ed invita a seguirlo. Ci si toglie le scarpe e pian piano ci si autorizza, ci si autodetermina a partecipare a questa condizione. Si tratta di questo: di condividere una condizione socialmente inibita. Incontrarsi, guardarsi senza un reale motivo. Condividere questo comune denominatore che agisce nostro malgrado: il corpo.

 

 

ESALAZIONE

(getto di fumo)

Tra il visibile e l’invisibile, un getto di fumo esala dagli antichi scolatoi sotterranei della
chiesa. La nuvola si dissolve a volte come un miracolo, a volte come vignetta luminosa.
Il primo desiderio era quello di un braciere in cui bruciassero delle erbe aromatiche. Il fumo sarebbe stato un profumo e un elemento sacro e cerimoniale per pulire l’atmosfera e
dialogare con l’invisibile. È invece dichiarato come un “effetto speciale”: delle nuvole di fumo che ciclicamente esalano dal sottosuolo della chiesa verso la navata centrale. Risalgono
dalle scale chiuse che conducono agli antichi scolatoi. È un evento impermanente e casuale che mantiene la nostra attenzione e la nostra presenza, muove l’immaginazione verso  combinazioni imprevedibili che la luce e l’atmosfera compongono insieme alle presenze.

 

 

I DORMIENTI

(video-installazione)

La video-installazione riflette sul confine tra la veglia e il sonno. Situata dietro l’altare, ci mette difronte ad un assunto: nel sonno qualcosa succede, la vita si esprime e si elabora nostro malgrado. Il sonno rivela il sogno, il sogno crea la vita. Per avvicinarsi al confine tra sonno e veglia, l’immagine descrive un flusso di coscienza che si intreccia ad una traccia sonora. L’immagine ha le proporzioni d’un letto, il nostro sguardo si riposa. Il tempo lungo del sonno apre ad un’esplorazione percettiva dei segni più sottili della vita dove il non-agire raggiunge la contemplazione. Chi sono questi dormienti? Cosa stanno sognando? Quali movimenti stanno vivendo nella loro apparente immobilità? L’immagine d’un temporale notturno apre il cammino poetico e infantile del sogno.


 

 

MIO CORPO

(dispositivo partecipato)

Un tavolo, fogli sparsi e matite ci indicano di disegnare il corpo. Immergersi, osservarlo, ascoltarlo ed immaginarlo. Come vedo il mio corpo, in questo preciso momento? La richiesta sembra banale eppur ci riporta proprio a quel tabù: per rappresentare il mio corpo devo immergermi, prendere tempo, ascoltare come sto o come lo immagino, senza più fare alcuna differenza tra l’esterno e l’interno, il pubblico e l’intimo, la pelle e gli organi. Si diventa creatori di un’immagine di sé che ci fa entrare in contatto con delle zone primitive del nostro essere: ricordi dell’infanzia, e più profondamente, qualcosa di archeologico, forse preistorico, che ci avvicina a un tempo senza linguaggio, ad un urlo silente. 
Questo disegno sono io spettatore che realizzandolo mi depongo e giaccio su un foglio bianco. È rito del sé. I disegni raccolti compongono un affresco della nostra comunità inoperosa.

 

 

UNDERSOUND

(dispositivo sonoro)

Un suono costante ci riempie e riempie senza interruzione lo spazio che abitiamo. Ma qual’è la sonorità dell’invisibile e dell’underworld? Nell’installazione CARE il suono vuole presentarsi come un silenzio che nasce dall’intimo dialogo con il proprio corpo e le sue sensazioni. Il suono si fa veicolo dell’impercettibile, testimonianza e body-recording.
La relazione al suono, così come in ogni aspetto dell’installazione, è il braciere in cui si consuma l’intuizione. Le due composizioni sonore restituiscono una dimensione immersiva, un sentimento di appartenenza e di collettività.
Il dispositivo di ascolto con cuffie senza fili ci permette di circolare nello spazio e restare prossimi di questa confessione e del suo segreto. Ognuno nella propria intimità può assaporare una sfumatura unica e fare ritorno ad un luogo lontano che sembra aver già attraversato: la memoria.
Le testimonianze saranno integrate con le registrazioni dei fruitori al fine di tracciare tutti insieme un’archeologia della sensazione.